sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
Il monastero della SS.Trinità di San Severo Nel 1737 i feudi e masserie del monastero formavano un territorio di oltre 2658 ettari. Nel 1745 fu eletto a reggere il monastero il P. don Giuseppe Maria Turco: Uomo dotato di singolari virtù, nei ventun anni del suo governo riuscì, con molteplici iniziative, a realizzare dei progetti addirittura inimmaginabili per quei tempi. E, tra 1’altro, avendo l’abazia celestina rilevato in censo dal Cardinal Stuart, duca di York, l'estesissimo feudo di Ripalta, il Turco intraprese in esso una radicale opera di disboscamento, ne scacciò i delinquenti che vi si rifugiavano, e ne valorizzò il territorio, mettendolo a semina, pascolo e vigneti e lo dotò «d’una sontuosa fabbrica e Chiesa per essi, e d’altre case per alloggio d'uomini e commodità agrarie» (B. Gargiulo, Apulia Sacra , vol. I, La Diocesi di San Severo, Napoli, 1900, p.216). Nel 1761 vi è testimonianza di quanto si profuse per la bonifica di quell'agro, prima d’allora desolato e temuto dagli uomini dabbene, ove le terre erano «piene di sterili dumi, ed infesti da ladroni, lupi e serpenti» (F. De Ambrosio, Memorie storiche della città di San Severo in Capitanata, Napoli, 1875). L'abate Turco passò a miglior vita il 7 novembre 1766 e, fu tumulato in uno splendido mausoleo, nell’abside della Chiesa della SS.ma Trinità, sul quale venne apposto il seguente epitaffio: XPO. DEO SERVATORIS ET MEMORIAE SEMPITERNAE REVERENDISS. D. JOSEPHI M. TURCO ABBATIS COELESTINORUM QUI MONACHI ABSOLUTISS. LAUDEM ANTISTIS VIGILANTISSIMI ATQUE INDULGENTISSIMI LAUDIBUS CUMULAVIT PRAEFUIT MONASTERIO ANNOS XXI CUSUS AEDES A SOLO REFICIENDAS FUNDOSQUE FRUCTIBUS ET STADIIS AMPLIANDOS SUA INDUSTRIA CURAVIT UNIVERSO COELESTINORUM COLLEGIO ANN III RECEPTUS EST DE SAECULO SEPTUAGENARIO MAJOR A.R.S. MDCCLXVI VI IDUS NOVEMBRES CUJUS CORPUS INTER FILIORUM ET EGENTIUM LACHRIMAS EREPTUM SIBI MORUM ET PROBITATIS EXEMPLUM EFFUSISSIMAMQUE LIBERALITATEM PRAECLUSAM LUGENTIUM PRO ARA MAXIMA HUMATUM EST EN EIPHNH KOIMHI AYTOY Morto l’abate Turco, solo pochi decenni doveva sopravvivergli il monastero per il quale tante geniali energie egli volle e seppe profondere. Infatti: con Decreto del 13 febbraio 1806, firmato dal Re di Napoli Giuseppe Bonaparte , il monastero della SS.ma Trinità fu soppresso ed incamerati i beni dal fisco. Con altro decreto di Gioacchino    Murat , datato 28 aprile 1813, furono concessi Chiesa e Convento al Comune, per servire ad usi di pubblica utilità, e più propriamente per la Sottintendenza, allora trasferita da Manfredonia a San Severo e per altri Uffici pubblici secondo le promanande istruzioni del Ministero dell’Interno. Per il Municipio si ebbe il reale e materiale possesso con verbale del 14 agosto 1813 che fu confermato con altro decreto di Ferdinando I di Borbone ( Ferdinando IV Borbone ) del 16 novembre 1816. Approfondimento «Nella loro dipartita i Padri, fra le altre cose, raccomandarono la Chiesa in ispecie alla nobile famiglia De Luca:, la quale aveva il proprio palazzo rimpetto alla medesima. Questa, unita a diversi altri nobili cittadini, pregarono il Sindaco, D. Giovanni Pietro Petrulli, e i Decurioni a volernela concedere, obbligandosi di riaprirla al Divin Culto e provvederla dell’occorrente, sia pel mantenimento, sia per la manutenzione. Si stipulò all’oggetto pubblico istrumento pel Notar D. Vincenzo Toma del 25 marzo 1817 mercé il quale la Chiesa in parola veniva affidata ad tempus ai signori D. Vincenzo Faralla, D. Michele De Luca, D. Tommaso Lombardi, D. Filippo Venusi e D. Francesco Paolo Perretti. E questi, chiusa la porta di comunicazione tra Chiesa e Convento, vi aprirono una porta nella seconda Cappella nel destro lato della Navata, per penetrare sul campanile» (V. Lacci, Diritti e ragioni del Municipio di Sansevero intorno all’edificio del soppresso Monistero dei Celestini , Napoli, 1874). Con verbale del 24 giugno 1850 il Municipio deliberava di cedere alla Confraternita del SS. Rosario di San Severo la Chiesa della SS. Trinità, conservando, però, il diritto di eseguire in essa funzioni ecclesiastiche, ed in ispecie quelle civili. La Confraternita ne prese possesso lunedì 28 aprile 1852. Ancor prima dell'eversione del 1806 furono contestati ai PP. Celestini di San Severo i diritti feudali su San Giovanni in Piano. Fin dal 1786, infatti, il feudatario di Lesina cercò. di spogliare quei padri del iuspatronato su quell'Abbazia. I Celestini comunque ne goderono, escluso il latifondo risecato, che dal 1800 fu censito dal Tavoliere di Puglia, fino al 1806; dopo di che quei vasti possedimenti seguirono la sorte dei beni feudali.
[latino]
IL MONASTERO DELLA SS.MA TRINITA’
I CONVENTI