Insieme
all’urgenza
di
chiudere
questa
prima
parte
per
passare
alla
esposizione
particolareggiata
della
vicenda
che
ha
dato
motivo
di
esistere
a
questo
sito
e
che
fin
qui
ho
troppo
dilazionato,
sento
il
dovere
di
esporre
le
ragioni
che
hanno
ritardato
il
mio
impegno
ad
aggiornare
queste
pagine
per
lasciarne
a
me
stesso
un
promemoria oltre che a darne conto al mio unico e solidale lettore.
L’ultimo
aggiornamento
in
‘tempo
reale’
risale,
addirittura,
al
mese
di
giugno
del
2018
e
dopo
questa
data,
per
le
motivazioni
che
espongo
di
seguito,
insieme
alla
difficoltà
di
accesso
alla
rete,
ho
abbandonato
del
tutto
il
mio
impegno
fino
al
mese
di
gennaio
di
quest’anno.
Non
che
non
manchino
altre
ragioni
più
personali
con
le
quali
non
voglio
importunare
il
mio
cortese
lettore
in
quanto
la
difficoltà
di
viversi,
se
non
la
difficoltà
di
sopravviversi,
specie
per
chi
ne
ha
consapevolezza
e
memoria,
è
problema
abbastanza
comune
al
genere
umano
da
non meritare, comunque, alcun altro approfondimento in questa sede.
Confesso,
comunque,
che
la
sporadicità
con
la
quale
potevo
utilizzare
il
collegamento
internet
non
sarebbe
bastata
a
eludere
il
mio
impegno
se
non
fosse
stata
accompagnata
da
un
evento,
se
così
può
dirsi,
che,
dopo
avermi
esaltato,
ha
contribuito
a
farmi
sentire
sollevato
dal
fardello
che
mi
sono
assunto
lasciandomi
in
uno
stato
di
rilassamento
e
di
quiete
per
la
prospettiva
che
mi
si
apriva
di
poter
finalmente
contare
su
qualcuno
che
ne
condividesse
il
peso;
per
quanto,
a
rifletterci
bene
oggi,
tale
possibilità
servì,
piuttosto,
a
fornire
un
alibi
alla
mia
desistenza
dalla
fatica
che
mi
comporta
il
perseverare
in
questa
solitaria
lotta
contro l’ingiustizia subìta.
Fatta
questa
premessa,
non
avendo
più
alibi
a
cui
aggrapparmi,
passo
al
racconto del fatto che nello scorso mese di giugno del 2018 me ne fornì motivo.
Già
da
qualche
mese
avevo
deciso
la
totale
astinenza
dalla
televisione
e
l’unico
mezzo
che
mi
ero
lasciato
per
compagnia
e
per
restare
in
contatto
col
mondo
è
stata
la
radio.
Anche
in
ciò
sono
rimasto
estremamente
selettivo,
limitando
le
stazioni
che
ascoltavo
unicamente
a
Radio
tre,
per
la
musica
classica,
a
Radio
24
per
le
notizie
e
poco
altro
e,
infine,
a
Radio
Radicale
seguendo,
particolarmente
in
quei
mesi,
oltre
alla
ineludibile
rassegna
stampa
di
Massimo
Bordin,
le
iniziative
e
i
convegni
che
i
radicali
andavano
facendo
in
vari
comuni
d’Italia
con
la ‘Carovana della giustizia’.
Per
questo,
quando,
mi
trovai
ad
ascoltare
un
programma
di
Radio
Radicale
dove
si
dava
a
chiunque
la
possibilità,
di
intervenirvi
liberamente
con
l’unica
limitazione
di
contenere
il
proprio
intervento
in
15
secondi
(ho
scritto
quindici),
mi
preoccupai
di
approntare
un
sintetico
ma
preciso
messaggio
di
poche
righe
da
‘recitare’ al momento in cui fossi andato ‘in onda’.
Avendolo conservato, sono in grado di ricopiarlo qui di seguito.
(2 giugno 2018, ore 12.53)
Mi
chiamo
Giovannantonio
Macchiarola
e,
a
seguito
di
una
persecuzione
politica
di
stampo
mafioso
avvallata
dalla
magistratura,
sono
stato
vittima
di
un
TSO
disposto
con
una
Ordinanza
sindacale
falsa
sulla
base
di
una
certificazione
medica
falsa,
al
fine
di
essere
sollevato
dalla
mia
attività
di
Responsabile
Urp
del
Comune
di
San
Severo
(FG)
e,
poi,
da
qualsiasi
attività
lavorativa
per
sei
anni
e
mezzo
fino
ad
essere costretto al pensionamento.
Una
lunga
vicenda
processuale
ha
stabilito
l’immunità
dei
delinquenti
responsabili
del calpestamento dei miei diritti costituzionali, grazie al silenzio di tutti!
Lo
lessi
velocemente
con
il
timore
di
essere
tagliato
e
quando
finii
chiesi
se
era
stato
ascoltato
per
intero
scoprendo
che
avevo
ancora
qualche
secondo
il
che
mi
dette
la
possibilità
di
ascoltare
la
risposta
affermativa
dell’interlocutore
e
la
voce
della
conduttrice
della
trasmissione,
che
poi
scoprii
essere
Laura
Arconti,
che
invitava
a
non
chiudere
la
telefonata;
cosa
che
invece
stavo
facendo
per
ascoltare
la risposta dalla radio.
Chiarisco
che
ascoltavo
la
radio
con
un
cellulare
del
tutto
antiquato
e,
nella
fretta
di
cambiare,
mi
impappinai
tanto
da
sentire
solo
parzialmente
la
risposta
completa
della
conduttrice
che
aveva
invitato,
addirittura,
il
mio
interlocutore
al
telefono
a
non
chiudere
la
comunicazione,
aggiungendo
che
sarei
stato
sicuramente richiamato dato il valore che riconosceva al mio intervento.
Era
la
prima
volta
in
diciassette
anni
che
venivo
ascoltato
e
il
mio
solitario
lettore
avrà
la
bonarietà
di
condividere
la
mia
soddisfazione
tanto
più
perché
c’era
la
eventualità
che
mi
richiamassero;
che
avrei
potuto,
in
tal
caso,
fornire
la
documentazione;
che
avrei
potuto
essere
intervistato
alla
radio;
che
avrei
potuto
dare
eco
e
risonanza
alla
mia
battaglia
contro
una
giustizia
infame,
contro
una
politica
corrotta
e
contro
lo
strapotere
di
politicanti
nefandi
nonché
degli
evidenti
rapporti con una magistratura collusa e di parte.
Ma
dato
che
già
conosco
il
seguito
della
storia,
evito
di
infiorettare
l’entusiasmo
di
allora
e,
senza
ulteriori
enfatici
commenti,
continuo
nell’esposizione
del
semplice fatto.
segue…
Giovannantonio@aruba.it
Giovannantonio Macchiarola
sanseveropuntoit, 3 maggio 2019
UNA ILLUSIONE RADICALE
ILLUSIONI PERDUTE