Se pure il mio affezionato lettore avesse ancora ansia di conoscere gli incredibili particolari della persecuzione di cui sono stato vittima e di cui nella Premessa mi ero impegnato a dare testimonianza nella fiducia di un giudizio di condanna da parte di “generazioni future”, sento la necessità - visto il lasso di tempo trascorso dall’ultima volta che vi ho posto mano - di dar conto delle ragioni del mancato aggiornamento di questo sito, essenzialmente dovuto alla indisponibilità, almeno fino allo scorso mese di ottobre, di un collegamento internet, e alle novità, successivamente intervenute, che mi hanno distratto dal mio impegno e delle quali ritengo opportuno far partecipe il mio unico e fedele lettore. Già all’epoca dell’ultimo aggiornamento, risalente alla fine di aprile dello scorso anno (2017), ero consapevole della sentenza con la quale il giudice di secondo grado, confermando la sentenza impugnata, aveva rigettato il mio ricorso in Appello per cui eravamo rimasti d’accordo con l’avvocato di Foggia che per decidere del ricorso per Cassazione occorreva attendere la pubblicazione della sentenza, della qual cosa, avendogli preannunciato la mia difficoltà ad accedere alla rete, mi avrebbe informato telefonicamente appena fosse avvenuta. Fu, quindi, solo alla fine dello scorso mese di settembre (2017) che, avendo avuto modo di accedere alla mia casella di posta elettronica, appresi, con fastidio e dispetto, che la sentenza era stata pubblicata già nel mese di giugno… senza che l’avvocato avesse provveduto a darmene il tempestivo avviso a cui si era impegnato. Ancora di più fui sconcertato quando, avendolo contattato al telefono, non mi dette nemmeno la possibilità di esprimergli il mio disappunto venendo anticipato dalla sua dichiarazione di indisponibilità a seguire ulteriormente la causa in quanto, a suo parere, «non c’erano i motivi per ricorrere» e, a suo dire: «la situazione è cristallizzata»; che dovevo ritenermi compensato con quanto mi era già stato riconosciuto dalla sentenza del giudice del lavoro di primo grado confermata, del resto, da quella di Appello; che io avevo fatto: «tutto quello che (si) poteva fare»… e che, comunque, non era disponibile a continuare ad assistermi! Certamente fu la maniera perentoria della sua conclusione, che aveva tutto il sapore di una premessa, a farmi leggere in quel comportamento inaspettato l’effetto di una intimidazione subita dall’esterno… la lunga ombra di quel potere mafioso che si era estesa oltre i confini provinciali aveva ora raggiunto anche l’avvocato come aveva tentato, pur senza riuscirvi, di estendersi in occasione della seconda udienza del Tribunale d’Appello penale? Ma non correvo il rischio in tal modo di rientrare in un quadro psicotico, credendo a congiure e complotti di cui non trovavo immune nessuno? Ero, comunque, sopraffatto dalla constatazione di quella chiusura a cui non c’era modo di rimediare per cui, inebetito dalla inaspettata svolta che mi sottraeva ogni possibilità di seguitare nella battaglia per tanto tempo sostenuta con la convinzione che alla fine sarebbe stata resa giustizia alla Verità, non trovai altro da dirgli che se da una parte mi spiaceva dover demordere dalla mia lotta, dall’altra mi sentivo liberato da quel peso in quanto mi restituiva la libertà di dedicarmi esclusivamente ai miei interessi… alla poesia, alla mia biblioteca digitale, alla mia raccolta di musica classica, (al mio romanzo)… arrivando perfino a dirgli che, in fin dei conti, in tutti quegli anni mi ero «anche divertito»… e che fosse vero, almeno per il periodo in cui ero ancora «in servizio» fino a tutto il 2007, non c’erano dubbi. Diverso è trovarsi a sbattere contro la porta chiusa della Giustizia! Ma sì, continuava a ricordarmi l’avvocato, lei deve essere ben contento di quanto ha ottenuto. Il Comune è stato condannato a risarcirla in sede civile, con la sentenza di primo grado, e i responsabili sono stati riconosciuti colpevoli in sede penale. E questo poteva, in effetti, essere abbastanza consolatorio e fungere da soporifero per un ardente spirito, tanto che dopo un mese da questa telefonata ero riuscito a non pensarci più, tornando agli interessi più piacevoli in cui è assorbita normalmente la mia quotidianità. Non posso, tuttavia. tacere del fatto che, per quanto mi angustiasse il suo fare frettoloso, unito al mancato impegno di avvisarmi per tempo della pubblicazione della sentenza, la mancanza di condizioni che mi permettessero di rivolgermi ad altri, mi offrirono l’alibi mentale per vivermi quietamente quella sconfitta, almeno nei primi giorni. Non era colpa mia se ero costretto dai fatti a desistere dal mio impegno… Poi, dopo qualche settimana, cominciò a crescere un’ansia sottile che mi faceva tornare in mente la questione e, infine, il sospetto che fosse la mia infingardaggine la vera ragione della mia facile resa: potevo farmi due o trecento chilometri per arrivare a Foggia, prendere tutto il fascicolo e poi cercare un avvocato… soluzione abbastanza ardua se non azzardata… oppure cercare un avvocato lì, dov’ero, e chiedere consiglio sul da farsi e, se nel caso, andare dopo a Foggia per ritirare il fascicolo da fargli valutare. Si trattava soltanto di fare un ricorso per Cassazione contro la sentenza di Appello…! Feci addirittura una ricerca su internet nell’albo degli avvocati di Foggia e poi tra gli avvocati dei vari comuni limitrofi alla ricerca di un nome che mi ricordasse qualche compagno di scuola, alla mia epoca pendolare per la frequenza del ginnasio a San Severo, che poi fosse diventato avvocato… Troppo improbabile? L’ho fatto comunque, per quanto senza risultato. La mia ansia durò abbastanza tanto da essere costretto, al momento, a riassumerla saltando, insieme, il rammarico per aver subito supinamente la chiusura dell’avvocato e tutta un’altra serie di possibilità, anche ti tipo criminale, che mi ero andato rappresentando… sempre, tuttavia, vivendomi, insieme, l’ambivalenza della quiete che quella conclusione mi offriva, tanto da riprendere un lavoro, interrotto da tempo, per aggiungere alla mia biblioteca un libro su Carlo Magno… ma senza che, tuttavia, svanisse un vago senso di colpa per la remissiva acquiescenza con cui avevo accettato la sconfitta. Poi, forse dopo un mese di questo lavorìo, in un piovoso giorno di fine ottobre, avvenne che mi venisse in mente «il mio amico Giovanni».
RIPRESA e ULTIMI SVILUPPI
sanseveropuntoit, 4 Aprile 2018
Capitolo settimo
Giovannantonio@aruba.it
Giovannantonio Macchiarola
Il presente capitolo è stato revisionato in via definitiva con l’aggiornamento del 27 aprile 2019 e sostanzialmente, al di di piccole correzioni ortografiche, è la ripetizione di quanto già pubblicato a suo tempo alla data riportata in testa a ciascuna pagina e già presente su questo sito fino alla revisione che ho dovuto farne all’inizio del corrente anno 2019, ad eccezione della «vignetta» riguardante il sindaco del paese delle Bananas, Francesco Miglio che nella versione precedente era inserita nel capitolo ottavo.
NOTA del 16 giugno 2023 Questa riedizione del capitolo settimo di quello che, ormai, chiamo «VECCHIO SITO», riproduce esattamente le pagine pubblicate a suo tempo per le quali si è proceduto unicamente all’adeguamento della dimensione del carattere per consentirne la visibilità su tablet e telefono, senza alcun intervento sul testo per la correzione di eventuali errori, non avendo, tra l’altro, il tempo di farlo, e senza farne rilettura per evitarmi di poter essere indotto a effettuare delle modifiche tradendo, così, lo spirito e lo stato d’animo vissuto nel momento in cui queste pagine sono state scritte.