Lufficiochenoncè
UN DEBITO COMMENTO
…segue
Ci
saremmo
inalberati
per
il
calpestamento
dei
diritti
fondamentali
della
persona
se
un
episodio
simile
fosse
accaduto
in
un
altro
Stato
ma,
essendo
accaduto
in
una
Repubblica
democratica,
come
è
spacciata
dal
Presidente
Mattarella
questa
Italia,
mettiamo
a
tacere
la
cosa,
nascondiamo
la
sconcezza
sotto
il
tappeto
e
cerchiamo
di
giustificare
questi
poveri
e
sprovveduti
delinquenti
colti
con
le
mani
nel
sacco,
con
indagini
tutte
volte
ad
omettere,
nascondere
e
giustificare
quanto
è
accaduto,
fino
ad
accampare
l’assurdo
e,
cioè,
che
non
è
dimostrabile
che
il
ricorrente
non
fosse
affetto
da
turbe
psichiche
o
che
non
fosse
un
alcolizzato,
pur
in
presenza
di
ogni
prova
contraria
e
di
testimonianze
che
escludevano
tale
ipotesi
da
demente,
con
l’accortezza,
in
aggiunta,
di
omettere
ogni
riferimento
alle
sue
qualità
personali,
come
testimoniate
da
tutti
i
colleghi,
e
al
suo
ruolo
di
pubblico
dipendente
nella
funzione
di
unico
responsabile
di
un
ufficio
di
eccellenza
e,
addirittura,
premiato,
tra
le
altre
sue
benemerenze,
per
essere
stato
riconosciuto
tra
i
cento
migliori
uffici
pubblici
di
tutta
la
Pubblica
Amministrazione italiana.
In
quale
Stato
del
terzo
o
quarto
mondo
poteva
accadere
questa
cosa,
se
non
in Italia?
“E
chi
se
ne
frega!”,
risponde
il
Presidente,
il
Grande
Fratello
di
questa
Repubblica
delle
Bananas
dove
Verità
e
Giustizia
servono
a
designare
il
loro
contrario.
Abbiamo
la
più
bella
Costituzione
del
mondo
ma
come
si
fa
a
mantenerne
il
rispetto
quando
a
delinquere è lo Stato?!
“E
chi
se
ne
frega!”,
lo
disse
anche
il
Francesco
Miglio,
il
sindaco
del
Comune
delle
Bananas,
che,
del
tutto
consapevole
delle
illegalità
commesse
da
chi
lo
ha
preceduto,
le
ha
difese
in
giudizio
contro
la
persona
ingiustamente
offesa,
facendosi
esecutore
testamentario
di
Giuliani
e
correo
dei
delinquenti
che
le
hanno
perpetrate,
alla
faccia
della
Legalità
di
cui
si
dichiara
difensore
e
dei
cittadini
che
lo
hanno
votato
per
il
suo
alto
merito
di
essere
stato
capace
di
imbrogliare persino i santi!
Capitolo UNDICESIMO
L’UFFICIO CHE NON C’E’