Capitolo NONO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte quarta
IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
PALAZZO DE PETRIS
S
SCHEDA
PALAZZO
DE
PETRIS,
poi
d'Alfonso, quindi Mascia
Il
palazzo
insiste
su
una
delle
zone
più
antiche
della
città,
offrendo
il
prospetto
su
Via
Angelo
Fraccacreta
con
tre
portali
ad
arco
a
pieno
sesto
in
pietra,
mentre
il
lato
sinistro
sporge
sulla
stretta
Via
San
Donato
e
la
facciata
posteriore
su
Via
Formile.
Molto
vicina
è
la
Chiesa
di
San
Nicola
da
dove
il
palazzo
è
visibile.
A
pochi
passi,
sul
lato
opposto,
è
anche
l’antica
e
prestigiosa
Parrocchia
di
San
Severino.
Per
la
simmetrica
impostazione
delle
aperture
sulla
facciata
principale,
nonché
sulle
altre
due,
dove
pure
appare
la
stessa
regolarità
nella
divisione
delle
finestre
-
in
gruppo
di
due
dopo
un’apertura
con
verone
-,
il
risultato
è
di
grande
effetto dal punto di vista visivo.
L’elegante
timpano
spezzato
con
lo
stemma
al
centro
e
le
spumeggianti
mensole,
a
forma
di
zampa
di
leone
sulla
apertura
centrale,
rimandano
al
variegato
repertorio
rococò
e
a
soluzioni
adottate
nella
coeva
architettura
napoletana.
Sul
prospetto
principale,
nel
timpano
della
finestra
centrale,
è
presente
uno
stemma
in
buone
condizioni
che
raffigura
una
colomba
su
di
un
monte
e
tre
stelle ed è sormontato da una corona.
ALCUNE IMMAGINI
A CORREDO DELL’ARTICOLO SUL
PALAZZO DE PETRIS
Il palazzo era, in origine, della famiglia de Petris.
Lo
storico
locale
Antonio
Irmici
nel
suo
manoscritto
sulla
“Storia
della
Parrocchia
di
San
Nicola”,
parlando
della
Cappella
di
San
Donato,
dice:
“Era
sita
questa
Cappella
a
sud
della
strada
di
San
Nicola
dove
si
divide
la
Parrocchia
da
quella
di
San
Severino,
rimpetto
all’angolo
triangolare
in
un
sottano
che
oggi
fa
parte
del
palazzo
Trotta,
Un
viottolo
acquario
al
sud-est
la
divideva
dal
palazzo
del
sig.
de
Petris,
passato
poscia
al
Reverendo
don
Giuseppe
d'Alfonso,
oggi
Banca
Popolare;
era
questo
oratorio
coverto
a
tetto
ecc.”.
Approfondimento
La
proprietà
della
famiglia
d’Alfonso
risulta
anche
dal
libro
dello
stato
delle
anime
della
Parrocchia
di
San
Nicola
rinvenuto
dal
1836,
anno
in
cui
il
palazzo
risulta,
infatti,
“in
strada
S.
Nicola
civ.28,
di
proprietà
ed
abitato
da
Matteo
d’Alfonso con la sua famiglia”.
Nel
1849
risulta,
poi,
sempre
in
strada
San
Nicola
civ.28
ma
di
proprietà
della
famiglia Mascia ed affittato alla “famiglia Prinari che proveniva da Corfù”.
Nel 1885 risulta “Via M. Zannotti civ.37 portone Mascia, Banca Cooperativa”.
Possiamo
affermare
che
la
casa
palazziata
nel
‘700
era
della
famiglia
de
Petris
anche
perché
lo
stemma
infisso
al
centro
del
timpano
della
finestra
centrale non corrisponde alle insegne dei d’Alfonso né a quello dei Mascia.
Approfondimento
Sulla famiglia de Petris, oggi estinta a San Severo, si sa ben poco.
Nelle
memorie
di
V.
Tito
sulla
Parrocchia
di
San
Giovanni
Battista
“si
ha
notizia
del
‘partecipante’
alla
Parrocchia,
don
Orazio
de
Petris,
dal
1738
per
un
lungo periodo”.
Nella
lista
dei
decurioni
dal
1785
al
1794
si
legge,
tra
gli
altri,
“magnificus
don Tommaso de Petris nato il 1721”.
Nel
monastero
delle
monache
benedettine
troviamo
suor
Benedetta
de
Petris
di
Antonio,
nata
il
1795
morta
il
1841,
e
nel
1843
si
legge
che
“la
statua
di
S.
Benedetto
si
è
pagata
col
denaro
lasciato
dalla
felice
memoria
di
Donna
Maria
Benedetta de Petris”.
Si
tratta
dunque
di
una
famiglia
di
proprietari
di
terre
abbastanza
in
auge
nel
’700:
si
giustifica
quindi,
il
possesso
di
un
palazzo
di
grandi
dimensioni
come
è
l’edificio in questione.
Per
la
simmetrica
impostazione
delle
aperture
sulla
facciata
principale,
nonché
sulle
altre
due,
dove
pure
appare
la
stessa
regolarità
nella
divisione
delle
finestre
-
in
gruppo
di
due
dopo
un’apertura
con
verone
-,
il
risultato
è
di
grande
effetto
dal
punto
di
vista
visivo,
anche
per
le
ricche
decorazioni
che
circondano le tre aperture del primo piano sulla facciata principale.
L’elegante
timpano
spezzato
con
lo
stemma
al
centro
e
le
spumeggianti
mensole
,
a
forma
di
zampa
di
leone
sulla
apertura
centrale,
rimandano
al
variegato
repertorio
rococò
e
a
soluzioni
adottate
nella
coeva
architettura
napoletana.
Approfondimento
I
rustici
fregi
floreali
scolpiti
nella
pietra
porosa,
che
trovano
riscontro
nel
portale
del
palazzo
Gervasio
con
civ.64,
fanno
supporre
l’opera
di
uno
stesso
scalpellino operante nella prima metà del ‘700 a San Severo.
La
presenza
di
maestranze
locali
sembra,
del
resto,
facilmente
ipotizzabile
data
la
cospicua
produzione
decorativa
settecentesca
nella
città.
E'
sintomatico,
poi,
che
nell’antico
convento
di
San
Rocco,
oggi
non
più
esistente,
presso
la
Chiesa di Croce Santa, nasceva nel 1724 una congregazione di “artisti”.
Un
andamento
dinamico
è
presente
nell’ambiente
signorile
e
raffinato
che
si
doveva
notare
maggiormente
prima
del
restauro,
operato
sull'edificio
al
momento dell’impianto della banca nella seconda metà dell’Ottocento.
VICENDE COSTRUTTIVE. NOTIZIE STORICO-CRITICHE