Capitolo NONO L’UFFICIO CHE NON C’ERA Parte quarta IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
La musica del sito sanseveropuntoit, 5 luglio 2023
PALAZZO DE PETRIS
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SCHEDA PALAZZO DE PETRIS, poi d'Alfonso, quindi Mascia Il palazzo insiste su una delle zone più antiche della città, offrendo il prospetto su Via Angelo Fraccacreta con tre portali ad arco a pieno sesto in pietra, mentre il lato sinistro sporge sulla stretta Via San Donato e la facciata posteriore su Via Formile. Molto vicina è la Chiesa di San Nicola da dove il palazzo è visibile. A pochi passi, sul lato opposto, è anche l’antica e prestigiosa Parrocchia di San Severino. Per la simmetrica impostazione delle aperture sulla facciata principale, nonché sulle altre due, dove pure appare la stessa regolarità nella divisione delle finestre - in gruppo di due dopo un’apertura con verone -, il risultato è di grande effetto dal punto di vista visivo. L’elegante timpano spezzato con lo stemma al centro e le spumeggianti mensole, a forma di zampa di leone sulla apertura centrale, rimandano al variegato repertorio rococò e a soluzioni adottate nella coeva architettura napoletana. Sul prospetto principale, nel timpano della finestra centrale, è presente uno stemma in buone condizioni che raffigura una colomba su di un monte e tre stelle ed è sormontato da una corona.
ALCUNE IMMAGINI A CORREDO DELL’ARTICOLO SUL PALAZZO DE PETRIS
Il palazzo era, in origine, della famiglia de Petris. Lo storico locale Antonio Irmici nel suo manoscritto sulla “Storia della Parrocchia di San Nicola”, parlando della Cappella di San Donato, dice: “Era sita questa Cappella a sud della strada di San Nicola dove si divide la Parrocchia da quella di San Severino, rimpetto all’angolo triangolare in un sottano che oggi fa parte del palazzo Trotta, Un viottolo acquario al sud-est la divideva dal palazzo del sig. de Petris, passato poscia al Reverendo don Giuseppe d'Alfonso, oggi Banca Popolare; era questo oratorio coverto a tetto ecc.”. Approfondimento La proprietà della famiglia d’Alfonso risulta anche dal libro   dello   stato   delle anime della Parrocchia di San Nicola rinvenuto dal 1836, anno in cui il palazzo risulta, infatti, “in strada S. Nicola civ.28, di proprietà ed abitato da Matteo d’Alfonso con la sua famiglia”. Nel 1849 risulta, poi, sempre in strada San Nicola civ.28 ma di proprietà della famiglia Mascia ed affittato alla “famiglia Prinari che proveniva da Corfù”. Nel 1885 risulta “Via M. Zannotti civ.37 portone Mascia, Banca Cooperativa”. Possiamo affermare che la casa palazziata nel ‘700 era della famiglia de Petris anche perché lo stemma infisso al centro del timpano   della finestra centrale non corrisponde alle insegne dei d’Alfonso né a quello dei Mascia. Approfondimento Sulla famiglia de Petris, oggi estinta a San Severo, si sa ben poco. Nelle memorie di V. Tito sulla Parrocchia di San Giovanni Battista “si ha notizia del ‘partecipante’ alla Parrocchia, don Orazio de Petris, dal 1738 per un lungo periodo”. Nella lista dei decurioni dal 1785 al 1794 si legge, tra gli altri, “magnificus don Tommaso de Petris nato il 1721”. Nel monastero delle monache benedettine troviamo suor Benedetta de Petris di Antonio, nata il 1795 morta il 1841, e nel 1843 si legge che “la statua di S. Benedetto si è pagata col denaro lasciato dalla felice memoria di Donna Maria Benedetta de Petris”. Si tratta dunque di una famiglia di proprietari di terre abbastanza in auge nel ’700: si giustifica quindi, il possesso di un palazzo di grandi dimensioni come è l’edificio in questione. Per la simmetrica impostazione delle aperture sulla facciata principale, nonché sulle altre due, dove pure appare la stessa regolarità nella divisione delle finestre - in gruppo di due dopo un’apertura con verone -, il risultato è di grande effetto dal punto di vista visivo, anche per le ricche decorazioni che circondano le tre aperture del primo piano sulla facciata principale. L’elegante timpano spezzato con lo stemma al centro e le spumeggianti mensole , a forma di zampa di leone sulla apertura centrale, rimandano al variegato repertorio rococò e a soluzioni adottate nella coeva architettura napoletana. Approfondimento I rustici fregi floreali scolpiti nella pietra porosa, che trovano riscontro nel portale del palazzo Gervasio con civ.64, fanno supporre l’opera di uno stesso scalpellino operante nella prima metà del ‘700 a San Severo. La presenza di maestranze locali sembra, del resto, facilmente ipotizzabile data la cospicua produzione decorativa settecentesca nella città. E' sintomatico, poi, che nell’antico convento di San Rocco, oggi non più esistente, presso la Chiesa di Croce Santa, nasceva nel 1724 una congregazione di “artisti”. Un andamento dinamico è presente nell’ambiente signorile e raffinato che si doveva notare maggiormente prima del restauro, operato sull'edificio al momento dell’impianto della banca nella seconda metà dell’Ottocento.
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(foto Pisante) (foto Pisante) (foto Tota) (foto Tota)