Capitolo NONO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte quarta
IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
PALAZZO RECCA
S
SCHEDA
PALAZZO RECCA
La
famiglia
Recca
costruì
il
suo
palazzo
non
proprio
al
centro
del
paese
ma
sui
ruderi
del
castello
nei
pressi
delle
vecchie
mura
della
città,
perciò, nel 1754, quasi in periferia.
Solo
dopo
questa
data,
e
cioè
nella
seconda
metà
del
‘700,
a
seguito
dell’aumento
della
popolazione,
si
sviluppa
la
zona
tra
la
Chiesa
di
San
Giovanni Battista e quella del Rosario.
La
facciata
principale
si
presenta
con
quattro
portali
ad
arco
a
pieno
sesto,
tutti
uguali, recanti al centro uno stemma decorativo.
Tra
il
piano
terreno
ed
il
primo
piano,
sui
tre
lati
del
palazzo
sono
presenti
caratteristici
mezzanini,
o
ammezzati,
composti
da
archi
a
tutto
sesto
mistilinei,
che
si
definiscono
come
facenti
parte
di
un
piano
secondario,
forse
di
servizio,
intercalato ai piani principali.
Le
pareti
sono
scandite
orizzontalmente
da
cornici
che
attutiscono
in
certo
qual
modo il verticalismo dell’edificio, di considerevole altezza.
L’edificio,
che
prospetto
sulla
importante
piazza
Nicola
Tondi,
già
Piazza
Castello,
presenta
quattro
stemmi
decorativi,
uno
su
ogni
portale,
sobri
e
semplici, formati da una foglia d’acanto e da stilistiche volute.
ALCUNE IMMAGINI
A CORREDO DELL’ARTICOLO SUL
PALAZZO RECCA
Il
palazzo
è
stato
edificato
sui
ruderi
del
Castello
ed
appartiene
come
è
evidente ad un unico momento costruttivo.
E’
stato
sempre
di
proprietà
della
famiglia
Recca
che
lo
ha
commissionato
nella metà del secolo XVIII.
Committente
fu
don
Pietro
Antonio
Recca,
probabilmente
lo
stesso
“Magnificus”
Pietro
Antonio
Recca,
nato
il
17.2.1735,
di
Vito
Nicola
che
fu
decurione dal 1775 al 1779.
Da
quel
che
si
può
notare,
sembra
essere
stato
restaurato,
al
passo
con
i
tempi,
solo
nell’interno
mentre
le
pareti
esterne
non
sembrano
avere
subito
alcuna evidente innovazione.
Approfondimento
E’
utile
ricordare
che
la
famiglia
Recca
proviene
dal
paese
di
Sant’Antimo,
in
provincia
di
Napoli;
a
differenza
delle
altre
famiglie
sanseveresi
da
noi
considerate, non era proprietaria di feudi o di terre.
Sin
dal
Settecento
i
suoi
componenti
hanno
sempre
esercitato
la
professione
di
avvocatura
e
di
medicina,
come
vuole
confermare
un
dipinto
su
tela
posto
sotto
la
volta
di una sala di rappresentanza.
Per
i
caratteristici
mezzanini
può
accostarsi
al
Palazzo
de
Ambrosio,
poi
Gervasio,
dove
gli
ammezzati
si
aprono
su
tutti
i
lati
del
palazzo,
anche
se
con
diversa morfologia.
Confronto
I
mezzanini
di
palazzo
Gervasio
scorrono
agevolmente
sulla
parete
in
modo
lineare
e
semplice,
privi
di
decorazioni,
in
armonia
con
la
loro
funzione
secondaria,
mentre
nella
dimora
dei
Recca
il
piano
dei
mezzanini
entra
senza
gerarchizzazione
nell’architettura
del
palazzo,
con
il
suo
aspetto
pittorico
nei
minimi
particolari,
al
punto
da
apparire
quasi
un
piano
simile
agli
altri,
con
la
doppia
cornice
continua,
senza
l’interruzione
delle
lesene
presenti
sulle
pareti
del palazzo Gervasio.
Le
singolari
specchiature
a
triangolo,
che
si
innestano
ai
lati
dell’
arco
di
ogni
portale
sulla
facciata
principale,
trovano
riscontro
nell’interno
della
Chiesa
della
Madonna
della
Libera
(prima,
Chiesa
del
Rosario)
dove
un
motivo
analogo decora i lati dell’
arco
di ogni cappella.
Un
altro
elemento
di
repertorio
è
rappresentato
dagli
stemmi
decorativi
presenti
su
altri
portali
della
città
(per
esempio
il
portale
d’ingresso
al
palazzo
Giuliani)
o
addirittura
in
altri
luoghi
della
Capitanata
(ad
esempio
a
Foggia
dove
il
palazzo
Buongiorno,
oltre
agli
stemmi,
presenta
l’analogo
motivo
delle
lesene
con
capitello
ionico che dividono verticalmente il primo piano).
Anche
le
decorazioni
sulla
parte
inferiore
dei
piani
litici
dei
veroni
sono
un
motivo
ricorrente
nell’architettura
gentilizia
locale
come
nell’ex-Monastero
dei
Celestini o nel Palazzo di Lembo, sia pure con qualche variante.
Nonostante
le
ripetitività
nel
repertorio,
il
palazzo,
nella
sua
complessità,
si
offre
all’osservatore
con
caratteristiche
peculiari
nei
suoi
ritmi
compositivi
ed
architettonici
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