Capitolo NONO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte quarta
IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
PALAZZO LOPS
S
SCHEDA
PALAZZO
LOPS,
già
Marano
poi Chirò
Costruito
verso
la
fine
del
'700
dai
Marano,
nel
1836
risulta
di
proprietà
del
farmacista
Giacinto
Marano
quindi,
dal
1890,
ereditato
dai Chirò.
Il
portale
d'ingresso
è
sormontato
da
uno
stemma
raffigurante
un
papiro
con
una
conchiglia
al
centro.
All'interno,
completamente
ristrutturato,
risulta invariato l'ingresso con volta a crociera lunettata ad angoli sfalsati.
Il
fabbricato,
se
si
eccettuano
le
ultime
due
aperture
col
portoncino
in
Via
Lucchino,
appartiene
ad
un
unico
momento
costruttivo,
come
si
nota
dalla
continuità
verticale
delle
pareti
e
delle
lesene,
dall’assoluta
simmetria
e
accordanza
delle
aperture
del
piano
terreno
con
il
piano
superiore
nelle
due
facciate
principali,
dalla
scorrevolezza
degli
spigoli
privi
dell’angolo
presente
in tanti altri palazzi dell’epoca.
Con
la
sua
posizione
su
una
delle
principali
strade
del
nucleo
antico
della
città,
il
palazzo
si
inserisce
nel
largo
di
San
Nicola,
stabilendo
un
rapporto
armonico
con
l’importante
edificio
chiesastico
per
cui,
non
a
caso,
la
decorazione
è
estesa
su tutti i lati.
ALCUNE IMMAGINI
A CORREDO DELL’ARTICOLO SUL
PALAZZO LOPS
Il
fabbricato,
se
si
eccettuano
le
ultime
due
aperture
col
portoncino
in
Via
Lucchino,
appartiene
ad
un
unico
momento
costruttivo,
come
si
nota
dalla
continuità
verticale
delle
pareti
e
delle
lesene
,
dall’assoluta
simmetria
e
accordanza
delle
aperture
del
piano
terreno
con
il
piano
superiore
nelle
due
facciate
principali,
dalla
scorrevolezza
degli
spigoli
privi
dell’angolo
presente
in tanti altri palazzi dell’epoca.
Confronto
Le
lesene
addossate
ai
lati
dell’edificio
trovano
analogia
nei
quattro
angoli
del
campanile
di
San
Lorenzo;
anche
i
due
coronamenti
delle
finestre
che
sporgono
sul
piccolo
largo
San
Nicola,
ripetono
il
motivo
tipico
dei
timpani
mistilinei
delle
finestre
all’interno
del
chiostro
dell’ex
convento
di
San
Lorenzo,
e
dell’ex
convento
dei
Padri
Conventuali
di
San
Francesco
(oggi
Orfanotrofio).
Dai
libri
dello
stato
delle
anime
della
Parrocchia
di
San
Nicola
pervenuti,
che
vanno
dal
1836
al
1924
(in
quanto
quelli
del
XVIII
sono
andati
perduti)
si
apprende
che
il
proprietario
del
palazzo
era
il
farmacista
don
Giacinto
Marano,
decurione dal 1836 al 1840.
Approfondimento
Per
quanto
riguarda
la
data
di
costruzione
del
palazzo,
si
può
appurare
dall’Irmici
(nella
sua
“Storia
della
Parrocchia
di
San
Nicola”)
che
il
clero
di
San
Nicola,
volendo
proseguire
gli
intrapresi
restauri
della
chiesa,
caduta
in
rovina
per
il
terremoto
del
1627,
e
possedendo
nel
piazzale
formante
l’atrio
della
Chiesa
“un
diruto
forno
che
per
manco
di
mezzi
non
poteva
fabbricare”,
con
permesso
della
Santa
Sede
del
1767,
lo
alienò
nel
1768
con
altro
pezzo
di
suolo adiacente per ducati 180 a Giuseppe Antonio Marano.
Nello
stesso
anno
Giuseppe
Antonio
Marano,
prendendo
a
prestito
un
capitale
da
Matteo
e
Giovanni
del
Sordo,
impegnò,
oltre
un
terreno,
anche
un
fabbricato
in
Parrocchia
di
San
Nicola
costituito
da
“due
membri
inferiori
e
due
membri
superiori”,
come
risulta
dal
manoscritto
in
cui
sono
notati
“Li
acquisti
e
le
distrazioni
e
le
divisioni
delli
figli
ed
eredi
di
Giovanni
del
Sordo
e
loro
comune zio Reverendo don Francesco del Sordo”.
Si
può
desumere,
quindi,
che
i
Marano
possedessero
già
delle
proprietà
immobiliari
in
Parrocchia
di
San
Nicola
e
che,
avendo
Giuseppe
Antonio
Marano
acquistato
nel
1768
anche
il
forno
“diruto”
ed
il
suolo
adiacente
ubicato
dove
oggi
è
l’attuale
palazzo,
costruirono
l’edificio
verso
la
fine
del
‘700.
E’
probabile
che
la
casa
preesistente
di
proprietà
dei
Marano
fosse
attigua
al
forno e quindi anch’essa venisse inglobata nel nuovo palazzo.
Si
potrebbe
avanzare
l’ipotesi
che
“i
due
membri
inferiori
e
i
due
membri
superiori”
erano
in
Via
Lucchino
e
precisamente
dove
è
oggi
il
portoncino
di
servizio.
Si
può
affermare
ciò
anche
perché
l’ala
del
palazzo
su
questo
lato
sorge
su
un
piano
sotterraneo
adibito
a
cantina,
non
esistente
nel
resto
del
fabbricato.
Nel 1890 risulta affittato e di proprietà Chirò, eredi della famiglia Marano.
Il
palazzo
presenta,
nella
architettura
e
nella
decorazione,
i
tipici
caratteri
degli
edifici
settecenteschi
con
un
portale
di
ingresso
non
grande,
ma
nemmeno
piccolo,
con
una
entrata
priva
di
atrio,
come
invece
non
avviene
nella
maggior
parte
dei
palazzi
settecenteschi
locali,
ma
graziosa
ed
accogliente
sia
per gli aspetti morfologici che per la delicatezza delle
mensole
modanate
.
L’edificio
denuncia
comunque
interventi
e
restauri
ottocenteschi
come
i
piani
in pietra e le ringhiere lineari dei balconi.
VICENDE COSTRUTTIVE. NOTIZIE STORICO-CRITICHE