Capitolo NONO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte quarta
IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
PALAZZO CAVALIERE
S
SCHEDA
PALAZZO
CAVALIERE,
già
del
Pozzo
e
ancora
prima Zannotti
Nel
1758
era
abitato
dalla
famiglia
di
Onofrio
Zannotti,
di
anni
38,
e
nel
1767
dalla
famiglia
di
Pasquale
del
Pozzo,
ambedue
decurioni
nel
periodo 1775-79.
La
posizione
dell’edificio
è
di
assoluto
prestigio,
in
quanto
ubicato
nella
zona
centrale
del
nucleo
antico
con
la
veduta
di
tre
importanti
strade.
Sulla
facciata
che
prospetta
sull’antica
Via
San
Lorenzo,
ad
ogni
antica
apertura
al
piano
terreno
corrisponde
una
finestra
od
un’apertura
con
verone
al
primo
piano.
Il
davanzale
di
ogni
finestra
comprende
due
mensole
rampanti
frequenti
nell’architettura
del
Settecento
a
San
Severo,
come
nel
palazzo
dei
RR.PP. Celestini
Al
piano
terreno
della
facciata
su
Via
Matteo
Fraccacreta
si
nota,
al
centro,
il
portale
con
arco
a
pieno
sesto
in
pietra
e,
ai
lati,
due
finestre
con
cornici
a
profilo lineare.
In
vico
Cicorielle
si
affaccia
l’altro
lato
lungo
del
palazzo
caratterizzato
da
una
teoria di finestre, in tutto sei.
Sul
portale
di
ingresso
è
posto
lo
stemma,
probabilmente
appartenente
alla
famiglia
del
Pozzo,
raffigurante
due
leoni
rampanti
ad
una
colonnina
(o
ad
un
pozzo), un bovino e tre stelle, il tutto sormontato da una corona.
ALCUNE IMMAGINI
A CORREDO DELL’ARTICOLO SUL
PALAZZO CAVALIERE
L’edificio ha subito vari restauri.
Segni
di
tali
rifacimenti
sono,
all’esterno,
le
conchiglie
infisse
sui
timpani
dalla
forma disuguale.
In
vico
Cicorielle
le
prime
tre
finestre
sono,
invece,
decorate
in
modo
completo
rispetto
alle
altre
aperture.
La
lavorazione
è
praticata
sul
mattone
di
fabbrica
e
tutta
la
parete
sembra
più
autentica,
spontanea
nel
rivelarsi
all’occhio
dell’osservatore
rispetto
alle
due
che
si
espongono
su
strade
principali
e
che,
quindi, hanno subito restauri e rifacimenti.
E’
probabile
che
alcuni
restauri
risalgano
all’epoca
in
cui
il
palazzo
fu
acquistato o ereditato da don Pasquale del Pozzo ed Orsola Zannotti, sua moglie.
APPROFONDIMENTO
Come
risulta,
infatti,
dal
primo
libro
dello
stato
delle
anime
,
nel
1758
il
palazzo
era
di
proprietà
ed
abitato
dal
“magnificus”
don
Onofrio
Zannotti
di
anni
38
e
della
moglie
Donna
Orazia
Giacchesio
di
anni
34
con
la
nipote
Mattia
di
anni 4.
Invece
nel
1767
la
“Casa
propria
palazziata”
in
strada
San
Lorenzo,
risulta
di
proprietà
di
don
Pasquale
del
Pozzo
di
anni
37
“mercante”
che
l’abita
con
la
moglie
Orsola
Zannotti
di
anni
37
ed
i
figli
che,
negli
anni
seguenti,
diventeranno,
due,
sacerdoti,
uno
“avvocato
in
Napoli”
ed
altri
due,
don
Gaetano
e don Michele, “mercanti”.
E,
sia
don
Onofrio
Zannotti
che
don
Pasquale
del
Pozzo,
anche
quest’ultimo
designato
col
titolo
onorifico
di
“magnificus”,
li
troviamo
tra
i
decurioni
nel
periodo 1775-1779.
Nel
1894
il
palazzo
fu
venduto
alla
famiglia
Cavaliere,
i
cui
discendenti,
ancora
oggi,
lo
abitano
in
parte
in
quanto
per
la
sua
vastità
è
stato
suddiviso
in
più appartamenti autonomi di cui alcuni dati in affitto.
CONFRONTO
La
trabeazione
sulle
varie
aperture,
con
la
particolarità
del
timpano
mistilineo
includente
la
conchiglia,
ricorda
l’architettura
foggiana
settecentesca
in
particolare
i
coronamenti
delle
finestre
dei
palazzi
Buongiorno,
Mongelli,
Freda,
Trisorio.
Altri
elementi
morfologici
sembrano
importati
dall’area
napoletana
di
cui
si
registra
qui
una
vasta
influenza
nella
prima
metà
del
Settecento,
in
coincidenza
con
la
prima
ricostruzione
dopo
il
terremoto
del
1627;
fase
iniziata
in
ritardo
per
le
molteplici
calamità
verificatesi
nella
seconda
metà
del
Seicento
che,
come
conseguenza, apportano carestia e quindi mancanza di fondi per ricostruire.
Le
lesene
addossate
ai
lati
del
portale
d’ingresso,
con
le
mensole
che
sostengono
il
verone,
hanno
la
stessa
impstazione
delle
lesene
nel
portale
di
ingresso del palazzo Calabritto a Napoli attribuito a
Luigi Vanvitelli
.
Impostazione
e
forme
che
nel
tardo
settecento
si
diffondono,
dunque,
anche
in
Capitanata
e
che
troviamo
impresse
sui
portali
probabilmente
rifatti
nella
seconda metà del Settecento.
La
soluzione
dei
due
portali
a
profilo
lobato
mistilineo
richiama
immediatamente
palazzo
de
Ambrosio,
poi
Gervasio
con
civico
64
alla
Via
Tiberio
Solis
a
San
Severo,
e
i
palazzi
Pepe
e
Mongelli
a
Foggia,
il
che
induce
a
pensare a stessi cartoni circolanti tra le maestranze locali.
La
facciata
su
Via
Matteo
Fraccacreta
sporge
sullo
slargo
antistante
l’ex
Monastero
delle
monache
benedettine
e
la
sua
visuale
si
prolunga
sino
al
corso
principale della città, cioè corso Garibaldi, “già via di Porta Apricena”.
Certamente
l’affaccio
su
una
strada
importante
ha
influito
sulla
disposizione
delle
aperture
che
danno
nell’insieme
quel
senso
di
grandiosità
che
poi
si
rivela,
anche e in special modo, nel
portale
di ingresso sul Corso Vittorio Emanuele II.
VICENDE COSTRUTTIVE. NOTIZIE STORICO-CRITICHE