Capitolo NONO L’UFFICIO CHE NON C’ERA Parte quarta IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
La musica del sito sanseveropuntoit, 5 luglio 2023
PALAZZO CAVALIERE
S
SCHEDA PALAZZO CAVALIERE, già del Pozzo e ancora prima Zannotti Nel 1758 era abitato dalla famiglia di Onofrio Zannotti, di anni 38, e nel 1767 dalla famiglia di Pasquale del Pozzo, ambedue decurioni nel periodo 1775-79. La posizione dell’edificio è di assoluto prestigio, in quanto ubicato nella zona centrale del nucleo antico con la veduta di tre importanti strade. Sulla facciata che prospetta sull’antica Via San Lorenzo, ad ogni antica apertura al piano terreno corrisponde una finestra od un’apertura con verone al primo piano. Il davanzale di ogni finestra comprende due mensole rampanti frequenti nell’architettura del Settecento a San Severo, come nel palazzo dei RR.PP. Celestini Al piano terreno della facciata su Via Matteo Fraccacreta si nota, al centro, il portale con arco a pieno sesto in pietra e, ai lati, due finestre con cornici a profilo lineare. In vico Cicorielle si affaccia l’altro lato lungo del palazzo caratterizzato da una teoria di finestre, in tutto sei. Sul portale di ingresso è posto lo stemma, probabilmente appartenente alla famiglia del Pozzo, raffigurante due leoni rampanti ad una colonnina (o ad un pozzo), un bovino e tre stelle, il tutto sormontato da una corona.
ALCUNE IMMAGINI A CORREDO DELL’ARTICOLO SUL PALAZZO CAVALIERE
L’edificio ha subito vari restauri. Segni di tali rifacimenti sono, all’esterno, le conchiglie infisse sui timpani   dalla forma disuguale. In vico Cicorielle le prime tre finestre sono, invece, decorate in modo completo rispetto alle altre aperture. La lavorazione è praticata sul mattone di fabbrica e tutta la parete sembra più autentica, spontanea nel rivelarsi all’occhio dell’osservatore rispetto alle due che si espongono su strade principali e che, quindi, hanno subito restauri e rifacimenti. E’ probabile che alcuni restauri risalgano all’epoca in cui il palazzo fu acquistato o ereditato da don Pasquale del Pozzo ed Orsola Zannotti, sua moglie. APPROFONDIMENTO Come risulta, infatti, dal primo libro   dello   stato   delle   anime , nel 1758 il palazzo era di proprietà ed abitato dal “magnificus” don Onofrio Zannotti di anni 38 e della moglie Donna Orazia Giacchesio di anni 34 con la nipote Mattia di anni 4. Invece nel 1767 la “Casa propria palazziata” in strada San Lorenzo, risulta di proprietà di don Pasquale del Pozzo di anni 37 “mercante” che l’abita con la moglie Orsola Zannotti di anni 37 ed i figli che, negli anni seguenti, diventeranno, due, sacerdoti, uno “avvocato in Napoli” ed altri due, don Gaetano e don Michele, “mercanti”. E, sia don Onofrio Zannotti che don Pasquale del Pozzo, anche quest’ultimo designato col titolo onorifico di “magnificus”, li troviamo tra i decurioni nel periodo 1775-1779. Nel 1894 il palazzo fu venduto alla famiglia Cavaliere, i cui discendenti, ancora oggi, lo abitano in parte in quanto per la sua vastità è stato suddiviso in più appartamenti autonomi di cui alcuni dati in affitto. CONFRONTO La trabeazione sulle varie aperture, con la particolarità del timpano mistilineo includente la conchiglia, ricorda l’architettura foggiana settecentesca in particolare i coronamenti delle finestre dei palazzi Buongiorno, Mongelli, Freda, Trisorio. Altri elementi morfologici sembrano importati dall’area napoletana di cui si registra qui una vasta influenza nella prima metà del Settecento, in coincidenza con la prima ricostruzione dopo il terremoto del 1627; fase iniziata in ritardo per le molteplici calamità verificatesi nella seconda metà del Seicento che, come conseguenza, apportano carestia e quindi mancanza di fondi per ricostruire. Le lesene addossate ai lati del portale d’ingresso, con le mensole che sostengono il verone, hanno la stessa impstazione delle lesene nel portale di ingresso del palazzo Calabritto a Napoli attribuito a Luigi Vanvitelli . Impostazione e forme che nel tardo settecento si diffondono, dunque, anche in Capitanata e che troviamo impresse sui portali probabilmente rifatti nella seconda metà del Settecento. La soluzione dei due portali a profilo lobato mistilineo richiama immediatamente palazzo de Ambrosio, poi Gervasio con civico 64 alla Via Tiberio Solis a San Severo, e i palazzi Pepe e Mongelli a Foggia, il che induce a pensare a stessi cartoni circolanti tra le maestranze locali. La facciata su Via Matteo Fraccacreta sporge sullo slargo antistante l’ex Monastero delle monache benedettine e la sua visuale si prolunga sino al corso principale della città, cioè corso Garibaldi, “già via di Porta Apricena”. Certamente l’affaccio su una strada importante ha influito sulla disposizione delle aperture che danno nell’insieme quel senso di grandiosità che poi si rivela, anche e in special modo, nel portale di ingresso sul Corso Vittorio Emanuele II.
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(foto Pisante) (foto Tota) (foto Pisante) (foto Pisante)