Capitolo NONO L’UFFICIO CHE NON C’ERA Parte quarta IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
La musica del sito sanseveropuntoit, 5 luglio 2023
PALAZZO CARAFA
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SCHEDA PALAZZO CARAFA, già di Lembo Casa propria palazziata, esistente già nel 1758, di proprietà di Michele di Lembo, nobile galantuomo. L’edificio, destinato ad accogliere una delle famiglie più in vista della città, presenta chiari riferimenti alla architettura che si sviluppa in città nella metà del 700 ed oltre. Esso sporge in una strada centrale ed è ubicato tra il Monastero delle Benedettine da una parte e quello dei Padri Celestini dall’altra. La facciata laterale priva di ornamentazione fa pensare all’uso diffuso di arricchire di elementi decorativi solo la parte palazziale che si affacciava sulla strada principale o che si poteva osservare dalla strada principale, trascurando il resto. Il prospetto su Corso Vittorio Emanuele presenta quattro portali ad arco a pieno sesto e quello di accesso al palazzo è di altezza maggiore rispetto agli altri tre. Dei quattro portali, tre presentano sulla chiave d’arco uno stemma decorativo. Nell'interno, parte del loggiato è coperta da una cupola a semi calotta al cui centro è raffigurata un'aquila sopra un albero.
ALCUNE IMMAGINI A CORREDO DELL’ARTICOLO SUL PALAZZO CARAFA
L’edificio era, nel 1758, definito “casa propria palazziata” di proprietà di don Michele di Lembo, “nobile galantuomo” di anni 34, che abitava il palazzo con la moglie Arcangela Coscia, un figlio e la nutrice. La costruzione nel 1758 occupava, quindi, già l’area attuale ed era arricchita dalle decorazioni che ammiriamo tutt’ora. Approfondimento Nell’elenco dei decurioni che detengono tale carica dal 1721 al 1740, risulta il “magnificus” Pasquale di Lembo di Giuseppe nato il 23.10.1701, mentre tra quelli in carica dal 1741 al 1764 si legge di un “magnificus” Michele di Lembo di Pasquale nato il 1724 e tra i “sindaci” in carica dal 1795 al 1796 troviamo il “magnificus” Cesare di Lembo di Michele nato il 14.3.1762. Può essere stato, quindi, il “nobile galantuomo” e, per molti anni, decurione Michele di Lembo o il padre don Pasquale a costruire, o meglio, a far decorare il palazzo per nella metà del Settecento, in quanto l’edificio presenta chiari riferimenti all’architettura che si sviluppa in città nella metà del 700 ed oltre, come la complicata, eppur signorile, trabeazione delle finestre con verone, la ricca decorazione litica delle mensole che si confonde con gli stemmi decorativi al centro di ogni portale e un mezzanino presente sulla parte terminale a sinistra del palazzo che provoca l’abbassamento del quarto portale . Confronto All’interno, la cupola a semicalotta con le specchiature modanate ; il motivo floreale al centro circondato da stucchi decorativi simili a quelli che si vedono in altri palazzi o chiese dell’epoca (come San Giovanni Battista e Santa Maria in Strada); la ripartizione in specchiature , la elegante decorazione che investe anche lo stemma della famiglia in posizione centrale, trovano riscontro nell’architettura napoletana e nella decorazione “vaccariana” tanto diffusa in Capitanata per tutto il secolo. La facciata laterale priva di ornamentazione fa pensare all’uso diffuso di arricchire di elementi decorativi solo la parte palazziale che si affacciava sulla strada principale o che si poteva osservare dalla strada principale, trascurando il resto.
VICENDE COSTRUTTIVE. NOTIZIE STORICO-CRITICHE
(foto Pisante) (foto Pisante) (foto Tota) (foto Pisante)