Capitolo NONO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte quarta
IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
PALAZZO CARAFA
S
SCHEDA
PALAZZO
CARAFA,
già
di
Lembo
Casa
propria
palazziata,
esistente
già
nel
1758,
di
proprietà
di
Michele
di
Lembo,
nobile
galantuomo.
L’edificio,
destinato
ad
accogliere
una
delle
famiglie
più
in
vista
della
città,
presenta
chiari
riferimenti
alla
architettura
che
si
sviluppa
in
città
nella
metà
del
700
ed
oltre.
Esso
sporge
in
una
strada
centrale
ed
è
ubicato
tra
il
Monastero
delle
Benedettine da una parte e quello dei Padri Celestini dall’altra.
La
facciata
laterale
priva
di
ornamentazione
fa
pensare
all’uso
diffuso
di
arricchire
di
elementi
decorativi
solo
la
parte
palazziale
che
si
affacciava
sulla
strada
principale
o
che
si
poteva
osservare
dalla
strada
principale,
trascurando
il
resto.
Il
prospetto
su
Corso
Vittorio
Emanuele
presenta
quattro
portali
ad
arco
a
pieno
sesto
e
quello
di
accesso
al
palazzo
è
di
altezza
maggiore
rispetto
agli
altri tre.
Dei quattro portali, tre presentano sulla chiave d’arco uno stemma decorativo.
Nell'interno,
parte
del
loggiato
è
coperta
da
una
cupola
a
semi
calotta
al
cui
centro è raffigurata un'aquila sopra un albero.
ALCUNE IMMAGINI
A CORREDO DELL’ARTICOLO SUL
PALAZZO CARAFA
L’edificio
era,
nel
1758,
definito
“casa
propria
palazziata”
di
proprietà
di
don
Michele
di
Lembo,
“nobile
galantuomo”
di
anni
34,
che
abitava
il
palazzo
con
la
moglie Arcangela Coscia, un figlio e la nutrice.
La
costruzione
nel
1758
occupava,
quindi,
già
l’area
attuale
ed
era
arricchita
dalle decorazioni che ammiriamo tutt’ora.
Approfondimento
Nell’elenco
dei
decurioni
che
detengono
tale
carica
dal
1721
al
1740,
risulta
il
“magnificus”
Pasquale
di
Lembo
di
Giuseppe
nato
il
23.10.1701,
mentre
tra
quelli
in
carica
dal
1741
al
1764
si
legge
di
un
“magnificus”
Michele
di
Lembo
di
Pasquale
nato
il
1724
e
tra
i
“sindaci”
in
carica
dal
1795
al
1796
troviamo
il
“magnificus” Cesare di Lembo di Michele nato il 14.3.1762.
Può
essere
stato,
quindi,
il
“nobile
galantuomo”
e,
per
molti
anni,
decurione
Michele
di
Lembo
o
il
padre
don
Pasquale
a
costruire,
o
meglio,
a
far
decorare
il
palazzo
per
sé
nella
metà
del
Settecento,
in
quanto
l’edificio
presenta
chiari
riferimenti
all’architettura
che
si
sviluppa
in
città
nella
metà
del
700
ed
oltre,
come
la
complicata,
eppur
signorile,
trabeazione
delle
finestre
con
verone,
la
ricca
decorazione
litica
delle
mensole
che
si
confonde
con
gli
stemmi
decorativi
al
centro
di
ogni
portale
e
un
mezzanino
presente
sulla
parte
terminale
a
sinistra
del palazzo che provoca l’abbassamento del quarto
portale
.
Confronto
All’interno,
la
cupola
a
semicalotta
con
le
specchiature
modanate
;
il
motivo
floreale
al
centro
circondato
da
stucchi
decorativi
simili
a
quelli
che
si
vedono
in
altri
palazzi
o
chiese
dell’epoca
(come
San
Giovanni
Battista
e
Santa
Maria
in
Strada);
la
ripartizione
in
specchiature
,
la
elegante
decorazione
che
investe
anche
lo
stemma
della
famiglia
in
posizione
centrale,
trovano
riscontro
nell’architettura
napoletana
e
nella
decorazione
“vaccariana”
tanto
diffusa
in
Capitanata per tutto il secolo.
La
facciata
laterale
priva
di
ornamentazione
fa
pensare
all’uso
diffuso
di
arricchire
di
elementi
decorativi
solo
la
parte
palazziale
che
si
affacciava
sulla
strada
principale
o
che
si
poteva
osservare
dalla
strada
principale,
trascurando
il
resto.
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