Capitolo NONO
L’UFFICIO CHE NON C’ERA
Parte quarta
IL CD-ROM SAN SEVERO 2000
Chiesa di San Giovanni Battista
Tra
i
reperti
di
civiltà
passate
inseriti
nel
contesto
urbano
cittadino,
il
passante
frettoloso
non
s’avvede
dei
due
rilievi
di
carattere
funerario
di
età
imperiale
collocati
a
San
Severo,
alla
base
della
torre
campanaria
della
chiesa
di
San
Giovanni
Battista,
in
piazza Nicola Tondi, già piazza Castello.
Tali
rilievi
sono
stati
oggetto
di
varie
discussioni
da
parte
di
studiosi
conterranei
del
1700
/1800
che
collegarono
i
due
blocchi
scolpiti
ai
riti
culturali
di
Calcante
e
Podalirio
in
quanto
la
chiesa
sarebbe
sorta
su
un
tempio
dedicato
al
dio
degli
indovini,
Calcante
;
opinioni
ormai
superate
in
quanto
intimamente
connesse
all’ormai
sfatata
leggenda
della
fondazione
di
San
Severo
da
parte
di
Diomede
.
Le
due
lastre,
in
pietra
calcarea
locale,
di
forma
rettangolare,
non
molto
compatta e soggetta a sfaldamento, raffigurano
munera gladiatoria.
Approfondimento
Il
significato
originario
della
parola
munus
equivale
a
dono,
ufficio,
dovere
e
sottolinea
la
mancanza
di
limitazioni
data
alla
magnanimità
privata
in
tale
campo.
L’occasione
dei
ludi
,
originari
della
Campania,
era
inizialmente
costituita
dai
funerali
le
cui
spese
gravavano
su
privati.
Successivamente,
dal
105
a.C.,
gli
spettacoli
divennero
pubblici
protraendosi
fino
al
404
d.C.
(
Domiziano
aveva abolito in precedenza i
munera
privati).
La
lastra
di
sinistra
ha
dimensioni
maggiori
(h.
m.
0,71;
larg.
m.
1,02,
spessore
misurabile
m.
0,40)
ed
ha
sul
lato
sinistro
un
tassello
sporgente
in
quanto
probabilmente
la
scena
doveva
continuare su un'altra lastra.
Il
rilievo
a
destra
misura
in
altezza
m.
0,67,
in
lunghezza
m.
0,95
ed
ha
spessore di m. 0,38.
Approfondimento
Entrambe
integre,
le
lastre
non
presentano,
nell'unica
faccia
in
vista,
alcuna
decorazione
di
cornici
o
lesene
che
limiti
il
campo
della
scena
figurata.
Lo
stato
di
conservazione
non
è
eccellente:
si
notano
molte
scheggiature
delle
quali
le
più
gravi
riguardano
le
gambe
e
le
teste
dei
nostri
personaggi.
Incrostazioni
sono presenti ovunque.
Nel
primo
blocco
è
raffigurato
un
combattente
di
profilo,
al
riparo
dello
scudo,
pronto
a
riprendere
la
lotta
con
il
guerriero
che,
volto
dall’altro
lato,
dopo
aver
gettato
lo
scudo,
alza
l’indice
della
sinistra
per
chiedere
la
missio
(cioè
la
liberazione)
o
il
colpo
mortale
a
seconda
del
desiderio
del
pubblico.
Si
tratta,.
per
confronti,
di
due
gladiatori
murmillones.
La
seconda
coppia,
vestita
allo
stesso
modo,
con
corta
daga
ed
elmo
crestato,
ha
sospeso
il
combattimento
per
la
sconfitta
dell’individuo
di
destra
che
solleva
il
braccio
per
chiedere
la
missio,
dopo
aver
lasciato
lo
scudo.
Forse
si
tratta
di
samnites.
Nell’altro
blocco
il
primo
combattente
alza
l’indice
per
invocare
la
missio,
mentre
l’avversario
resta
in
attesa,
per
mancanza
dell’elmo.
Per
la
presenza
del
galerus
(ala
bronzea
fissata
alla
spalla)
nel
primo
guerriero
si
può
riconoscere
un
retiarius
che
ha
forse
gettato
il
tridente
a
terra,
nell’altro
il
secutor
detto
in
tal
caso
contraretiarius.
L’ultima
coppia
ci
offre
uno
scontro
ancora
ín
corso
fra
un
hoplomachus
(varietà,
della
classe
dei
samnites)
ed
un
trace,
guerriero
famoso
per
la
sua
eleganza.
L’identificazione
delle
varie
coppie
è
stata
possibile
grazie
a
confronti
con
altri
rilievi
più
o
meno
coevi
che
presentano
gladiatori
così
affrontati
con
armature
più
o
meno
consimili
e
che
prediligono
la
rappresentazione
paratattica
come
i
nostri
(rilievo
di
Pompei,
di
Lusius
Storax
a
Chieti,
di
Civitavecchia,
di
Venafro
etc..).
Ma,
forse,
il
confronto
più
interessante,
per
il
carattere
funerario
che
li
accomuna,
si
può
avere
con
il
rilievo
gladiatorio
proveniente
da
Canosa
e
conservato
al
Museo
Civico
di
Foggia:
esso
rappresenta
una
delle
ultime
esperienze
plastiche
di
qualche
consistenza
realizzate
in
pietra
locale
nel
ricordo della tradizione repubblicana.
Approfondimento
Tale
frammento
di
rilievo
rappresenta
quattro
gladiatori
di
cui
il
primo
a
sinistra,
che
poggia
il
piede
sulla
cornice
aggettante
è,
forse,
un
retiarius
(oppure
un
arbitro
che,
col
bastone,
chiede
al
pubblico
la
missio)
.
Seguono
il
secutor
,
in
posizione
di
attacco
(con
elmo
liscio,
scudo
rettangolare,
piccolo
schiniere,
o
ocrea
,
sulla
tibia
sinistra
e
pugnale
ricurvo,
o
sica,
nella
destra)
ed
un
trace,
con
elmo
a
due
penne
ed
alti
schinieri,
che
si
difende
sollevando
con
la
sinistra
lo
scudo
ovale.
Dell’ultima
coppia
è
visibile
solo
il
busto
del
primo
personaggio
con
elmo
piumato ed a torso nudo e si intravede uno scudo.
I
rilievi
di
San
Severo
oggi
appaiono
estremamente
corrosi,
non
presentano
alcun
riferimento
epigrafico
e,
per
una
certa
schematicità
nella
resa
dei
dettagli,
una
certa
noncuranza
per
la
correttezza
anatomica
ed
una
povertà
nella
decorazione
delle
armi.
Si
può
supporre
per
essi
un
committente
locale,
forse
un
piccolo
magistrato,
dotato
di
qualche
disponibilità
economica
che
doveva
aver
destinato
le
lastre
alla
decorazione
del
proprio
sepolcro
per
ricordare
un
munus
edito durante la sua magistratura.
La
collocazione
cronologica
tra
la
fine
del
primo
secolo
a.C.
e
la
prima
metà
del
successivo
è
un
dato
ormai
acquisito
e
non
è
un
caso
che
il
contemporaneo
rilievo di Canosa abbia la stessa datazione.
L’importanza
di
tali
rilievi
provinciali
risiede
nel
loro
essere
espressione
di
quell'arte
popolare,
o
meglio
plebea,
dove
l’intento
non
è
più
il
naturalismo
della
rappresentazione
accompagnato
dall’armonia
e
dalla
proporzione
delle
forme
secondo
l’antica
tradizione
ellenistica,
ma
la
rappresentazione
dell’azione in modo evidente e facilmente afferrabile dallo spettatore.
Approfondimento
Nonostante
ciò,
essi
non
ripetono
solo
in
maniera
rozza
e
primitiva
i
motivi
dell’arte
ufficiale
romana
espressa
dai
gruppi
dominanti
del
tempo;
sono
opere
dettate
da
una
tradizione
artistica
provinciale
ben
diversa
da
quella
aulica-
ufficiale
ma
non
per
questo
svilita
e
trascurata.
La
stessa
appartenenza
della
classe
committente
al
medio
ceto
militare
o
mercantile
o
alle
magistrature
locali
e
minori,
constatata
nella
maggioranza
dei
rilievi
funerari
con
munera
,
è
un
dato,
invece,
di
grande
importanza
in
quanto
gli
appartenenti
a
questi
strati
sociali
parteciperanno
alla
formazione
della
produzione
artistica
nella
tarda
antichità e nel Medioevo europeo.