sanseveropuntoit, 21 febbraio 2025
IL CD-ROM
“SAN SEVERO 2000”
IL CONVENTO DI SAN BERNARDINO
Il convento di San Bernardino sorse nel XV secolo a mezzo miglio dalle mura di San Severo, fra la vecchia strada per Sannicandro e quella per Castelpagano e Stignano. Approfondimento E’ tradizione che tale convento sia stato fondato dallo stesso San   Bernardino ma questi non venne mai in Puglia e forse qui era diretto quando morì a L'Aquila nel 1444. I suoi insegnamenti vennero diffusi nella nostra regione soprattutto per merito di San Giovanni da Capestrano . Il Conzaga scrive che il convento venne costruito verso il 1452, mentre in San Severo era già esistente il convento francescano dei Conventuali, ma solo nel seguente anno papa Niccolò    V , con Bolla del 26 settembre, autorizzò il Vicario Provinciale degli Osservanti della Provincia di Sant’Angelo a prenderne possesso. La nuova fondazione si dimostrò presto feconda e il convento di San Bernardino dopo pochi anni venne prescelto quale sede del Capitolo Provinciale, svoltosi in presenza di padre Battista da Levanto, Vicario Generale Cismontano, tra il 1455 e il 1468. Nel secolo successivo, il convento ospitava fino a dodici frati e tra questi sono ricordati due beati, padre Bernardino da Apricena, morto verso il 1504, e frate Antonio da Ripa, defunto verso il 1514, sepolti nella chiesa di San Bernardino. Nel convento venne allestita un’infermeria per curare i confratelli della Provincia e una farmacia che divenne ben presto rinomata in tutta la regione. L’opera di assistenza dei frati era estesa anche ai cittadini i quali spesso dimostravano la loro riconoscenza con donazioni attestate da documenti notarili risalenti fino al XVI secolo. A seguito del terribile terremoto del 30 luglio 1627 che distrusse la città «del monistero di S. Bernardino, Zoccolanti, rovinò gran parte romitori e specialmente quelli verso la città. La chiesa rimase in piedi, ma in molti luoghi guasta» . Convento e chiesa vennero ben presto restaurati e sono descritti nel suo diario da frate Agostino Mattielli, venuto nel 1683 da Stroncone in Capitanata per una visita canonica alle comunità francescane. Approfondimento « Il convento dicono fondato da S. Bernardino, ma sembra più antico. Ha la chiesa con un capo d'altare di legno indorato; a lato dell’evangelio sono tre altari in mezzo ai quali è quello di Sant’Anna ben in ordine, è di gran divozione alla città; a lato dell’epistola ha doi cappelle e un altare, in coro un organo sufficiente e doi campanelle. Chiostro quadro con cisterna fresca, officina, buona spetiaria. Fuori della porta della chiesa havvi un pozzo profondissimo d’acque assai leggere ma non molto fresche. Ha un horto con uve, fichi e diversi frutti, olivi e quattro folti pini che non ho visti altri in provincia. Manca la metà della clausura murata che non è stata fatta, altro fabbricato semplice con quattro stanze belle et l’infermeria soffittata con stanze dodici... ». In quell'epoca in San Severo vi era un ospedale annesso alla chiesa di Sant’Antonio Abate, ma le persone di un certo ceto preferivano affidarsi alle cure dei frati di San Bernardino. Durante l’epidemia di peste che si diffuse nella città fin dall'autunno del 1656 mietendo centinaia di vittime, il vescovo Giovan   Battista   Monti si rifugiò nel convento per sottrarsi al contagio, ma fu colto ugualmente dal terribile morbo e a nulla valsero le medicine preparate nella « spetiaria » in quanto ne morì nell'agosto del 1657 e fu sepolto nella chiesa del convento. Dal Catasto Onciario di San Severo del 1753 si rileva che l’infermeria di San Bernardino, dei Minori Osservanti, aveva una rendita annuale di ducati 81,96, ben pochi rispetto ai 488,03 ducati dei Minori Conventuali di San Francesco. Il 10 febbraio 1799 a San Severo avvennero tumulti per la reazione popolare contro i repubblicani che due giorni prima avevano innalzato nella piazza l'albero della libertà. Molti liberali vennero trucidati e il padre minorita Michelangelo     Manicone , si rifugiò nel convento di San Bernardino insieme al vescovo Giovanni   Gaetano   del   Muscio , riparando dapprima nella Posta Cifelli, sotto Castelpagano, e poi a Foggia. Il 16 luglio 1801 fu tenuto un altro Capitolo nel convento, con la presidenza del vescovo Giovanni Gaetano Del Muscio , e venne eletto Custode Provinciale padre Pasquale da Carpino, il quale manteneva tale carica nel 1811, quando venne messo in esecuzione il decreto murattiano del 1809 e dei sedici conventi della Provincia di Sant’Angelo ben dieci furono soppressi, compreso quello di San Bernardino. Le vecchie strutture murarie, prive di manutenzione, cominciarono a deperire, per cui il Comune ritenne opportuno affidare in uso l’edificio nuovamente ai Frati Minori. Così, nell'agosto 1829, il padre Provinciale Andrea Migliaccio ebbe l’assenso dell’Intendente di Capitanata per utilizzare il convento come ospizio dei Laici questuanti e il 4 ottobre, festa di San Francesco, ne prese possesso. Il 25 maggio 1831 il sindaco di San Severo, Carlo   Fraccacreta , comunicò a padre Andrea che « S. E. il Ministro Segretario di Stato nel 27 decorso mese siasi degnato accordare la ripristinazione PP. Osservanti in questo convento di S. Bernardino» ; ma in realtà vi si erano già stabiliti quattordici frati. L’anno successivo si ottenne anche il giardino, ma gli altri beni del convento non tornarono più ai Francescani. Dopo i lavori di restauro la chiesa ebbe un nuovo coro, in sostituzione di quello antico che, dopo la soppressione del 1811, era stato traslato nella chiesa di San Giovanni a San Paolo Civitate, e dalla chiesa dei Cappuccini tornarono le statue di San Bernardino e di San. Francesco. Da un verbale del Consiglio Comunale di San Severo del gennaio 1866 si rileva che durante l’epidemia di colera i frati, retti da padre Luigi Scaglione, avevano istallato un lazzaretto, accogliendo per un certo tempo nel convento anche gli orfani dei morti per il colera. Fu l’ultima opera caritatevole che i frati resero alla popolazione, perché per il noto decreto del 7 luglio 1866 il convento venne definitivamente soppresso. La chiesa rimase ancora aperta al culto per un paio di anni, mentre l’ex convento fu utilizzato occasionalmente come caserma . Durante l’epidemia di «spagnola» del 1918, la vecchia infermeria venne rimessa in funzione e utilizzata come lazzaretto in quanto, durante le epidemie, il piccolo e vecchio ospedale annesso alla chiesa di Sant’Antonio Abate diveniva insufficiente. Nei locali a pianoterra, in gran parte diruti, trovarono rifugio durante la seconda guerra mondiale numerose famiglie di sfollati. Nel 1943 le truppe tedesche in ritirata fecero saltare il ponte sulla ferrovia della strada che conduce al Camposanto. Per tale motivo fu allestito un cimitero provvisorio nel recinto a destra della chiesa di San Bernardino, che durò fin quando venne ripristinata la strada per San Marco in Lamis. Nel 1956, essendo i fabbricati ormai fatiscenti, il Comune li fece demolire formando una piazza accanto alle case popolari allora in costruzione. Rimase, così, la sola chiesa, anch'essa in condizioni statiche preoccupanti. Il convento distrutto era imponente, misurando tutto il complesso, compresa la chiesa, mt. 70 x 35 circa, oltre al giardino recintato. L'ingresso del convento era accanto alla chiesa e dava su un corridoio fiancheggiante il chiostro. Questa vecchia chiesa, intitolata a San Matteo, rappresenta ormai l'ultimo ricordo di uno dei più insigni conventi francescani di Capitanata.
I CONVENTI